La ricarica per il futuro

La ricarica per il futuro

Facciamo caso agli slogan in tv, soprattutto in questo periodo invernale. Non fanno altro che propinarci integratori, se non farmaci, in grado di ricaricarci. Come se avessimo una batteria interna che col freddo, chissà perché, fa fatica a produrre energia o si scarica velocemente. Come le vecchie auto che la mattina non partono per il gelo.

Noi però non abbiamo pile da cambiare. Né batterie da ricaricare. Ci dobbiamo arrangiare.

La storia e l’attualità

La pila è stata inventata nel 1800 da un certo signor Volta e la batteria è la sua naturale conseguenza moderna. Dobbiamo ringraziare questo scienziato italiano perché ha dato vita a tutto ciò che regolarmente usiamo. Tutti, anziani compresi, saremmo persi ormai senza telefono, pc, auto, telecomando. Alzarsi ogni volta dal divano per cambiare canale dopo una giornataccia lavorativa? I brividi solo a pensarci. La parola ‘zapping’ non sarebbe mai esistita. La Rai avrebbe fatto molta più fortuna.

Non è stato solo un grande aiuto alla nostra pigrizia, ma è stato un grande progresso per l’industria, per il commercio e tutti i processi lavorativi. Chiunque ne ha tratto vantaggio dall’invenzione e nei secoli successivi. Ci sono ditte finalizzate solo alla sua costruzione, addirittura su misura, e alla distribuzione come www.torricellasrl.it , d’altronde ormai la tecnologia che avanza e il nostro continuo essere in movimento ha bisogno di dispositivi ricaricabili e usufruibili ovunque si vada.

Già possiamo viaggiare sul trasporto pubblico completamente elettrico, nelle città più fortunate circolano silenziosamente tra lo smog. Il caos dei trasporti rimane quasi dappertutto, sempre pochi e quindi sovraffollati, che spesso non valgono il prezzo del biglietto, indubbiamente caro. Circolo vizioso, ma questo è un altro problema. Uno alla volta.

Quindi bisognerà presto diremo addio ai tram, e sarà un giorno tristissimo per i romantici e soprattutto per i nostalgici. Ma bisogna accogliere l’innovazione che può dare nuova vita al nostro pianeta.

Trasporto e inquinamento

L’emergenza climatica ha dato sicuramente un’accelerazione al progresso verso uno sfruttamento di risorse più sostenibile. E le pubblicità non fanno che ripeterci che il futuro è elettrico e che presto, se non prestissimo, diremo addio a benzina, diesel, metano e gas. Che tra un decennio, o due, viaggeremo solo in auto completamente elettriche.

Ma sarà possibile? All’ultima conferenza a Glasgow l’Italia ha sollevato dubbi per quanto riguarda le auto elettriche, probabilmente spaventata per la possibile fine di molte industrie impiegate nel settore. E ha detto no, non ha firmato l’accordo: bisogna trovare vie alternative.

E’ senza dubbio la verità che non sono le auto ad avere un peggiore impatto ambientale sul pianeta. Il riscaldamento, gli allevamenti intensivi, per non parlare dei Paesi che usano ancora il carbone per produrre energia, sono i maggiori responsabili. E’ probabilmente più semplice focalizzare l’attenzione su una proprietà comune di massa, anche se in questo periodo di crisi comprare, aggiustare e mantenere una macchina sta diventando sempre più un lusso che una famiglia fa fatica a permettersi. Un bene prezioso e spesso indispensabile per muoversi.

L’industria dell’auto non ha fatto un salto radicale e si sta spostando lentamente verso l’ibrido, che per la maggior parte di noi ha ancora un alone di mistero da scoprire. Le agevolazioni non bastano, bisogna anche informarli i consumatori.

Non solo cambiare le auto quindi, c’è molto che noi possiamo fare per far fronte all’inquinamento. E ormai le sappiamo tutte, ce le ripetono gli ambientalisti da anni. Incominciare a non tenere i termosifoni a 28 gradi d’inverno perché abbiamo l’anima caliente e ci manca tanto l’estate. Mangiare meno carne, che male non fa. Spostarsi a piedi per andare a prendere il gelato o la pizza, non che per duecento metri prendiamo l’auto. Che poi non troviamo mai parcheggio, e torniamo pure più arrabbiati, anche perché il gelato e la pizza l’avevamo presi proprio per tirarci su di morale.